Ovvero: come fare i bagagli e lasciarsi tutto alle spalle (di nuovo, ma stavolta per amore!) senza mai trovarsi a pensare d’aver fatto una cazzata

Monday, November 28, 2005

Di qua e di là

Cose che mi mancano di Roma quando sono in Germania:

  • La mozzarella, specialmente quella di bufala. Rigorosamente al primo posto.
  • L’edicola, con tutte le mie adorate riviste di cucina e il mio inseparabile Focus
  • I libri che ho dovuto lasciare qui perché tutti non entravano nella macchina al trasloco.
  • Tutte le mie tazze da thé (che io adoro e non posso fare a meno di comprare) per i medesimi motivi di cui sopra.
  • Il pesce fresco
  • La cicoria
  • Le rosette e la pizza bianca (meglio se con la mortadella) che solo a Roma sanno fare
  • La gente che attacca bottone in fila alla cassa del supermercato, alla Posta, in banca, ecc.
  • La schiettezza, il dialetto (quando non è esagerato, però) e la capacità dei romani di cadere sempre in piedi
  • La reazione dei romani quando chiedi un’indicazione per la strada, quando si mobilita un intero quartiere e ognuno dice la sua
  • La pizza

Cose che mi mancano di Mannheim quando sono in Italia/Olanda:

  • Il nostro caldissimo appartamento – maniche corte anche d’inverno
  • La Feta turca e il Kebab del negozietto in Paradeplatz
  • La mancanza di traffico
  • I miei dvd/videocassette
  • La libreria nel Planken, dove ti puoi sedere nel salottino e leggere il tuo libro e poi decidere se acquistarlo o meno (anche libri italiani)
  • Il freddo secco
  • I “Berliner” del fornaio il sabato mattina
  • Che una coda allo sportello è una fila di persone, una dietro l’altra e non una accanto all’altra e nessuno prova mai a passarti avanti.
  • La vista della Wasserturm dal Planken di sera, sotto Natale
  • Il Teewurst
  • I condimenti per insalata
  • Le rubriche di cucina e di fai-da-te in TV, che sono le uniche che riesco a capire quasi totalmente e perciò mi danno tanta soddisfazione!
  • Che si parla a voce bassa
Per spiegare la mancanza delle persone, ci vuole un capitolo a parte.

Domanda:

Ma è possibile diventare allergici alla polvere a 32 anni?
E soprattutto, è possibile diventarlo nel giro di 48 ore?

Monday, November 21, 2005

Ich bin ein Mannheimer


Planken
Originally uploaded by Eulinx.
Tra poco forse dovrò lasciarla e mi sono resa conto che in quasi un anno da blogger non ho mai parlato di Mannheim. Perciò vado, vi descrivo una città che ho amato dal primo giorno, che mi ha accolto e ospitato e che mi spezzerà il cuore lasciare.

Chiaro che non è la meta turistica numero 1, però non è orrenda. E’ piccola, circa 350.000 abitanti, eppure dopo Stoccarda è la più grande del Baden-Württemberg.
Quasi totalmente rasa al suolo durante la II Guerra Mondiale, ha cercato comunque di ricostruire, dove possibile,
i suoi bellissimi palazzi d’epoca e di mantenere uno stile elegante, ma non altezzoso.

La sua particolarità è che è una città a pianta quadrangolare e le strade del centro non hanno nomi, ma numeri e lettere. In altre parole, ti ritrovi a passeggiare dentro una gigantesca scacchiera e i nomi delle strade sono le coordinate di questa scacchiera.

Il vecchio appartamento di Sean, per esempio, si trovava in O4, il nostro ristorante preferito è in N6, e così via. Una volta capito in quale punto della scacchiera ci si trova, è impossibile perdersi. Inutile dire che mi sono innamorata di questa caratteristica all’istante.

Il cuore della città batte nella alla zona pedonale, nei numerosi parchi, nei teatri e nelle università. L’antico castello oggi ospita l’ateneo, uno dei più prestigiosi del Paese per quello che riguarda l'economia, le scienze informatiche e la medicina, insieme all’università di Heidelberg.
Si può dire che molta della vita qui gira intorno all’università e questo fa di Mannheim una città giovane e insolitamente chiassosa per lo standard tedesco.

La zona pedonale (nella foto) si chiama Planken - letteralmente “plance, pedane”- dalle passerelle di legno che venivano sistemate sulla strada per far sì che gli abiti lunghi delle signore di un tempo non si sporcassero di fango durante il passeggio. Oggi, come allora, la zona pedonale è il fulcro del commercio e dello svago. Negozi, megastore, ristoranti, cinema e locali vari si susseguono su entrambi i lati della strada per centinaia di metri.

In mezzo passano i tram, ordinati e silenziosi; qua e là sulla strada i ragazzi del vicino conservatorio suonano pezzi di musica classica per racimolare qualche spicciolo, specie sotto Natale. Alla fine della strada, ti trovi davanti alla Wasserturm, la Torre dell’Acqua, miracolosamente scampata alle bombe della II Guerra.
Il parco che la circonda è incredibile in primavera e in estate, con la sua esplosione di fiori e piante, mentre d’inverno ospita il Weinhachtsmarkt, il mercatino di Natale, quando tutto si copre di un'atmosfera surreale e fiabesca.

Storicamente Mannheim è famosa per due cose più che per altre: qui fu inventata la bicicletta, o meglio, il velocipede nel 1817 e Carl Benz inventò e guidò qui la prima automobile nel 1885. Entrambe sono conservate nel locale museo della Scienza e della Tecnica.

A questo punto posso definirmi una fan scatenata di questa città. Ma c’è chi prima di me ha detto: “Mannheim mi ama e io amo Mannheim” e questo signore era Mozart, che qui visse per moltissimi anni e fu uno dei creatori della Scuola di Mannheim, un circolo di musicisti e compositori di fama internazionale.

Insomma, magari non la meta turistica numero 1, come dicevo all’inizio, ma lo stesso un posto affascinante e a suo modo poetico. O forse solo una città come tante, ma che per me significa molto.

Sunday, November 13, 2005

Bad Mood

E' un brutto periodo. Sono stanca, preoccupata e ho il morale sotto i piedi.
Speravo migliorasse, ma via via che passano i giorni sembra peggiorare, invece.

Sto pensando di chiudere il blog perchè non sento di avere molto da dire, ultimamente.
Non ha molto senso un diario sulla vita in Germania, quando è scritto per la maggior parte da Roma, no?

Ah, per la cronaca: a Sean è stato rinnovato il contratto, ma stiamo ancora pensando a cosa fare.
Il trasferimento in Olanda, però, prende sempre meno forma nelle nostre menti.
La Germania mi ha stregato.

Se deciderò di chiudere lo scriverò. Un po' mi dispiace, qui dentro c'è un anno della mia vita.
Magari mi autosospendo per un periodo, senza essere drastica.
Non so, vedremo.

Sunday, November 06, 2005

Eins, Zwei, Polizei!

Che bello tornare a casa, anche se solo per un giorno.

Sean venerdì è tornato dal lavoro verso le 18.00 e ci siamo messi in macchina quasi subito. Fino a poco prima di Eindhoven, però, c’è stato un traffico pazzesco e quindi, alla velocità di crociera di un bruco anziano, siamo arrivati al confine con la Germania intorno alle 22.00

Ora, tutti i tedeschi sanno che, una volta passato il confine olandese, hai tipo 5 probabilità su 10 di essere fermato dalla polizia. Non è una leggenda metropolitana, a tutti i nostri amici è capitato e mi sembrava proprio strano che noi non avessimo ancora avuto il piacere di fare due chiacchiere con la Polizei locale.

E, come volevasi dimostrare, a poco più di un chilometro dalla vecchia frontiera, ci sorpassa un’auto scura, mentre un’altra ci si piazza proprio dietro. Quella davanti a noi poi accende i segnalatori sul lunotto posteriore – una scritta luminosa rossa che dice “polizia, accostare” – e ci tocca fermarci alla vicina stazione di servizio per il controllo di rito.

Il motivo del controllo è scontato: se vieni dall’Olanda può essere che, invece dello zoccolo di legno o dei bulbi di tulipani, hai pensato che come souvenir era meglio un chilo e mezzo di marijuana. Noi non avevamo nulla, ma io non so perché, mi innervosisco sempre per i controlli stradali e in genere mi impappino da morire.

Scendo dal posto di guida solo quando il poliziotto si avvicina e mi apre lo sportello. Mi chiede i documenti e, mentre li prendo dalla borsa, mi chiede anche dove abito. A quel punto io comincio una serie infinita di “ehhhm….ehhhmmm”, al che lui fa un'espressione strana e gli leggo in faccia che pensa “Questa qua o è completamente stupida, oppure nasconde qualcosa” .

Finalmente mi esce fuori qualche parola, ma forse era meglio se stavo zitta. Gli spiego, in un orrendo miscuglio di tedesco e inglese, che la situazione al momento è un po’ confusa. Che sono residente a Roma, ma domiciliata a Mannheim e che veniamo da Amsterdam perché il mio fidanzato tedesco vive e lavora lì.

La sua faccia si incupisce sempre di più; e più lui si insospettisce, più io divento nervosa.

Butto un occhio su Sean dall’altro lato della macchina. Sta intrattenendo una piacevolissima conversazione con la poliziotta (biondissima, carinissima e magrissima, n.d.r.) e ridono amabilmente senza che io riesca a capire perché. Lei nel frattempo ha controllato via radio i nostri documenti e a Sean ha già riconsegnato la carta d’identità.

E la mia, invece??

Il poliziotto, intanto, mi fa aprire il bagagliaio e, con l’ausilio del collega, che sembra il fratello di Lerch, comincia a frugare nella nostra borsa da viaggio. Nel bagagliaio trova anche le vecchie targhe italiane della macchina. Le tira fuori e guarda Lerch, insospettito.
Spiego che fino a giugno la macchina era ancora immatricolata in Italia e quelle sono le vecchie targhe che la motorizzazione di Mannheim ci ha ridato. Silenzio.
Mi chiede se trasporto sostanze illegali, o anche solo una canna. Gli dico di no.

Poi mi chiede, visto che mi capita di viaggiare di frequente, se trasporto mai borse o pacchi per conto di altre persone.
No, non lo faccio (aspetta, i 5 kg di caffé che mia madre manda regolarmente a Sean contano??).

Poi si siede al posto di guida e fruga un po’ qua e là. Sul cruscotto è pieno di vecchi biglietti del parcheggio. Uno è di fine settembre. Lui e Lerch li analizzano minuziosamente e parlottano sottovoce, credo per non farmi sentire – come se li potessi capire, magari! L’unica cosa che riesco a carpire è che trovano assai strano che il biglietto sia di settembre. Mi chiede perché conservo i vecchi biglietti. E qui mi girano davvero le palle.
Ho freddo, sono stanca e ho ancora 3 ore di macchina davanti prima di arrivare a casa.

Con la mia espressione più angelica, ma sarcastica, gli chiedo se è illegale avere la macchina sporca; mi risponde di no, naturalmente. Capisce forse che ha esagerato: sono passati 20 minuti da quando ci hanno fermato e mi ha fatto l’interrogatorio. Così sorride e mi spiega che è consuetudine fermare le auto che passano il confine da uno Stato dove le droghe leggere sono legali ad uno in cui sono vietate. Gli dico che capisco, ma che non ho nulla da nascondere. Mi riconsegna la carta d’identità, mi augura buon viaggio e mi apre lo sportello della macchina. Sean è ancora lì che flirta con il Sergente Pepper. Più tardi, in macchina, mi dirà che le stava parlando di me, di come ci siamo conosciuti. Seeeee, ma che so' nata ieri?

E pensare che, prima di uscire da casa, glielo volevo chiedere a Sean se faceva una cannetta da portare via...

Conclusione: se andate in Olanda in macchina, fumate come porci e bivaccate pure nei cofee shop ma, quando tornate a casa, ai vostri amici portate i tulipani, che è più sicuro.

La parola di oggi è hond - cane

Friday, November 04, 2005

Slow Food

Ieri sera Sean ha voluto mangiare nel ristorantino italiano non lontano da casa. Malgrado io sia totalmente contraria allo spaghetto all'estero, ho dovuto cedere mio malgrado, visto che in fondo era il suo compleanno e aveva diritto di scelta.
Il ristorante e' molto piccolo ma accogliente. Pochi tavoli - potevano essere 8, 10 non di piu' - e per fortuna nessun richiamo patriottico tipo tricolori o mandolini.
Al contrario, un'atmosfera molto casalinga e genuina che da sola rendeva bene l'idea del Belpaese senza essere stucchevole e, se non avessi sentito il vociferare olandese dei nostri vicini di tavolo, avrei potuto pensare di trovarmi un una trattoria toscana, o giu' di li'.
Fantastico il cameriere che, non parlando che pochissime parole di olandese, conversava amabilmente con i suoi clienti in italiano, senza che questi si scomponessero minimamente della cosa e, anzi, erano loro a sforzarsi di parlare italiano con lui.

Oggi pomeriggio torniamo in Germania e restiamo per il fine settimana perche' Sean ha bisogno di alcuni documenti per la dichiarazione dei redditi (che, a-ehm, doveva essere consegnata qualche mese fa!).
Inutile dire che non vedo l'ora.

La parola di oggi e' Bioscoop, cinema.
Tot ziens

Thursday, November 03, 2005

Geburtstag

Tutto fatto, ma resta un segreto perche' se conosco bene Sean, passera' di qui per sbirciare.
Tut mir leid, schatz! ; )

E' il compleanno di Sean. Mi devo organizzare e fargli una piccola sorpresa...

 
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