Ovvero: come fare i bagagli e lasciarsi tutto alle spalle (di nuovo, ma stavolta per amore!) senza mai trovarsi a pensare d’aver fatto una cazzata

Wednesday, February 16, 2005

Necessità o virtù?

Quand'è che si comincia a realizzare che le abitudini e le usanze di un Paese iniziano a diventare le tue?
E' forse quando la luce che entra dalle finestre senza persiane comincia a non svegliarti più alle 7.00 del mattino? O è invece quando cominci a sostituire il caffelatte della mattina con il succo di mela o di mirtillo e i waffeln prendono il posto delle fette biscottate? Oppure succede quando fai la fila in banca senza il numero elimina-code e non ci trovi nulla di strano e, oltretutto, non hai passato nessun metal-detector?
No, niente di tutto questo. L'orripilante pensiero che dopotutto alcune abitudini le stai adottando comincia ad insinuarsi nella tua mente il giorno in cui, come condimento per la pizza, scegli peperoni, peperoncini sottaceto, salame, paprika, formaggio olandese e prosciutto cotto. E lì non puoi riprenderti più. Ormai è troppo tardi, ormai gli ingredienti sono lì, stesi sulla salsa di pomodoro, pronti per essere infornati. Ormai è tutto perduto.
E tutto sommato non ti dispiace.
Un giorno sei una nostalgica italiana trapiantata che al supermercato compra solo pasta, passata di pomodoro e mozzarella e il giorno dopo ti ritrovi a mettere l'insalata di cetrioli di fianco all'amatriciana, nello stesso piatto. OK, questo non l'ho ancora fatto, ma è possibile che sia il passo successivo, l'inevitabile step che ti porta lonano dal tuo patrimonio genetico, che offusca la tua identità mediterranea.
Non sto qui a raccontarvi balle, la pizza mi è pure piaciuta. Sarà colpa delle papille gustative che, secondo quanto dicono i medici, una volta smesso di fumare si riprendono dal letargo in cui erano state gettate e gradiscono i sapori più di prima. Sarà la fame nervosa, ennesimo effetto collaterale del rifiuto della nicotina. Sarà che a parole è disgustosa ma, ogni volta che la sforniamo, la mia metà è la solita noiosa pizza, mentre la metà di Sean è allegra e ottimista e sembra ballare danze caraibiche e suonare maracas. Insomma, mi hanno coinvolto.
Ah, e già che ci sono confesso pure che ho mangiato la bistecca con la salsa di lamponi e mirtilli e mi è piaciuta da matti. Dico tutto adesso, così poi non se ne parla più.

Però mi chiedo: secondo voi (cibo a parte, ovviamente!) quella di adeguarsi è una necessità, una virtù o è invece una specie di resa all'inevitable? Voglio dire: se qui mi piace tanto l'insalata col condimento allo yogurt (era tanto per fare un esempio, ma ecco: ne ho detta un'altra!) come mai a Roma mi fa schifo, invece?

La parola di oggi è Zukunft e significa "futuro". Mi sento molto ottimista oggi (sarà merito della pizza?) e mi sento molto innamorata. Ai problemi oggi non ci voglio pensare, mi prendo un giorno di vacanza.

4 Comments:

Blogger pinklady said...

Necessità o virtù? La chiamerei malleabilità - la stessa che ci permette di adattarci a persone, amici, libri, posti di villeggiatura, temperature climatiche, colori di capelli, case, idee...tutti sempre diversi - Le abitudini, come diceva un mio maestro d'inglese a Londra, "it's just part of learning"...e siamo tutti portati ad imparare, no?
:)
...ah, e come non metti addosso il cappotto a luglio, così non mangi la pizza millegusti a Roma --> OGNI COSA HA IL SUO AMBIENTE. Per dirla tutta...perfino l'intimità con un ragazzo varia da partner a partner, giusto?
;)

17/2/05 9:28 pm

 
Blogger Eulinx said...

Giusto!
Era quello che volevo sentire!
Allora non mi preoccupo e vado avanti...
; )

18/2/05 3:18 pm

 
Blogger pinklady said...

vai vai!!!!
;)

19/2/05 3:47 pm

 
Anonymous Anonymous said...

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